Collegiata della natività di Santa Maria

Cartellonistica realizzata ad opera del G.A.S.M.A (Gruppo archeologico storico mineralogico aronese) e del Lions Clubs International ARONA STRESA LIONS CLUB - approfondimento


Ad avviare il cantiere della chiesa di Santa Maria Nuova sembra sia stato l’abate commendatario Francesco Borromeo, figlio naturale di Vitaliano I.

Nella ricognizione dei beni dell’abbazia del 1468, Santa Maria Nuova confinava a est con il prato Oliveto mediante un terreno vacuo, il cimitero. A sud era adiacente a Santa Maria Vecchia e alla domus pellizaria, la conceria, che a ovest dava sulla contrada. A nord era la «casa canonica».
Se la larghezza del nuovo edificio a pianta basilicale, diviso in tre navate da due file di pilastri ottagonali, era pari all’attuale, non si può affermare altrettanto riguardo alla lunghezza. Solo un’indagine archeologica potrebbe dimostrare la presenza di un vero presbiterio, corrispondente alla navata centrale.

L’imponente facciata, rivestita da blocchi squadrati di dolomia giallo rosata di Arona e Angera, che al tramonto evoca suggestioni cromatiche e decisi contrasti, presenta un monumentale portale, il cui architrave mostra al centro una cartella tra due scudi; altri due coronano le lesene degli stipiti e uno fa da chiave di volta alla lunetta sottostante. Si tratta di stemmi nobiliari, abrasi -si pensa- in età giacobina. È plausibile che presentassero le insegne borromaiche.

Il polittico di Gaudenzio Ferrari

Che il mecenatismo dei Borromeo nella chiesa di Santa Maria Nuova sia continuato nel tempo, è provato dalle illustri committenze delle opere più prestigiose che tuttora arredano l’interno, come il polittico di Gaudenzio Ferrari, realizzato nel 1510-11 per ornare la cappella maggiore e sovvenzionato -si pensa- da Bianca Maria di Saluzzo, moglie di Vitaliano II, e il ciclo dei quattro affreschi (scomparsi) e delle sei tele del Morazzone, che l’Instromento della Donazione delle sacre Reliquie del 1610, conservato nell’archivio parrocchiale, cita tra gli interventi messi in atto nel presbiterio dal cardinale Federico Borromeo a partire dal 1602.

È una delle più importanti opere del periodo giovanile del pittore di Valduggia. Si tratta di una tempera e olio su tavola (450 x 308 centimetri circa).

Il polittico si compone di una predella con al centro Cristo circondato dagli apostoli, rappresentati in tre scomparti. Gli altri soggetti si dispongono su due registri. La tavola principale, nel registro inferiore, è quella della Natività con la Vergine in adorazione del Bambino, san Giuseppe e due figure angeliche.

Nei pannelli laterali sono raffigurati con i loro attributi: a sinistra le Sante Caterina e Barbara, a destra i Santi Teodulo e Pietro Martire. Il domenicano lombardo presenta alla Vergine una devota nobildonna.
Nel registro superiore, al centro è Dio Padre, a sinistra sono Sant’Ambrogio e San Gratiniano, simmetricamente nel pannello di destra sono i Santi Felino e Gerolamo.

Le due cappelle laterali al presbiterio

Terminata la costruzione della cappella in capo alla navata destra (ora cappella degli Innocenti), dopo la consacrazione della chiesa nel 1488, i lavori proseguirono e il primo intervento significativo fu la realizzazione dell’affresco (restauro T. Carbonati, 1992) rappresentante, nella lunetta, la Deposizione nel sepolcro e, in basso, la Madonna col Bambino tra i Santi Rocco, Giovanni Battista, Ambrogio e Margherita. Quest’ultima santa probabilmente si deve identificare con Marta per gli attributi che reca.

Il peduccio da cui si snoda la cornice fiorita che impagina l’opera presenta uno stemma gentilizio, troncato di rosso e di azzurro con il grifo attraversante la partizione, che appartiene alla famiglia De Gixulfis, a quanto pare la committente dell’opera.

Le ordinazioni del 1567 che seguono la visita pastorale ci fanno sapere che questa cappella era intitolata al Santo Sepolcro. Nelle disposizioni del 1581 si ordinava di sistemare l’altare del Santo Sepolcro secondo i decreti postridentini. Più tardi, dopo il 1602, su di esso fu collocata la grande ancona dipinta da Gaudenzio Ferrari, per ragioni di spazio privata della cassa di protezione.
L’altra cappella, in capo alla navata sinistra, in origine era intitolata a San Lorenzo. Fu poi dedicata a San Giuseppe, si pensa quando dalla chiesa di Santa Maria Vecchia vi si trasferì il gruppo fittile del Presepe, formato dalla Vergine inginocchiata, dal Bambino e da san Giuseppe. Nella visita pastorale del 1579 sono citati anche due angeli. Le fonti d’archivio assegnano l’opera a Gaudenzio Ferrari, che non ultimò il lavoro. Nel testamento del 2 ottobre 1531 un tale Paolo Daverio, obbligava gli eredi al completamento e alla coloritura del gruppo. È probabile che in questa data trovasse la definitiva sistemazione nella cappella a sinistra dell’altare maggiore. Vi rimase fino alla fine del XVIII secolo, quando se ne perdono le tracce. Ora la cappella è intitolata alla Natività e dal 1782 sull’altare troneggia la pala di Andrea Appiani.

Gli interventi secenteschi

Il 15 maggio 1582 Carlo Borromeo ordinava di demolire i quindici altari sparsi nelle navate.
Dopo il 1581 fu costruita anche la nuova cappella del Battistero.

Il cardinale Federico Borromeo, nel 1602 in visita alla parrocchiale di Arona, promosse nuovi importanti lavori. Nel 1608 la chiesa fu eretta a Collegiata.

I lavori per l’altare presero il via nel 1626. Gli atti di visita del cardinale Pozzobonelli nel 1749 e la relazione dell’arciprete Tirinnanzi, redatta prima del 1812, ci permettono di configurare l’altare. Era di tipo piramidale, con nicchie, statuette, otto colonnine a sostegno del ciborio, con il Risorto alla sommità. Intarsi a foglia d’oro e fregi in lamina bronzea prendevano rilievo sulla laccatura nera dello sfondo.

A decoro delle volte e delle pareti il Morazzone eseguì quattro affreschi, profeti, angeli e sei tele con le Storie della vita della Vergine, di cui riferisce il Rivola nel 1656. Si tratta della Natività e dell’Annunciazione (ora nella cappella del Battistero), dello Sposalizio e della Visitazione (ora nella cappella successiva, dell’Addolorata); infine dell’Adorazione dei pastori e dell’Adorazione dei Magi (ora nella cappella del Rosario, seconda nella navata destra). Dell’Annunciazione e dello Sposalizio si conservano in collegiata anche i bozzetti preparatori. Quello dell’Adorazione dei pastori è all’Ermitage di San Pietroburgo.

Nel 1622 fu costruita la cappella del Crocefisso (la prima nella navata destra).
La cappella del Rosario fu realizzata su progetto di Filippo Cagnola con autorizzazione della curia milanese del 22 giugno 1693. Sull’altare è la statua lignea della Vergine col Bambino già citata nel 1581.
Dopo la sostituzione dell’altare maggiore ligneo con l’odierno tempietto neoclassico, progettato nel 1812 da Giuseppe Zanoia, tra il 1856 e il 1857, l’arciprete Lissandrini, coadiuvato dall’ingegner Bottini, eseguì interventi finalizzati a ridare all’interno l’immagine tardogotica originale.

La Natività di Andrea Appiani

Il panorama artistico aronese del XVIII secolo non presenta caratteristiche di livello elevato come quello dei tre secoli precedenti. Questo è imputabile sostanzialmente al minor interesse della famiglia Borromeo per il borgo di Arona, oltreché alla diminuzione della ricchezza della città, causata dal passaggio sotto lo stato sabaudo (1743), nonché alla soppressione della Compagnia di Gesù (1773), beneficiaria delle proprietà dell’abbazia.

L’Adorazione dei pastori di Andrea Appiani, eseguita tra il 1781 e il 1782, per l’altare in capo alla navata destra della chiesa di Santa Maria, costituisce l’unica opera di spicco in questo panorama.
La pala della collegiata di Arona, il cui soggetto si ricollega al tema iconografico del presepe, è una delle migliori opere del periodo giovanile di Appiani. L’Adorazione risente moltissimo degli insegnamenti ricevuti dal pittore all’Accademia di Brera e si inquadra nelle correnti preneoclassiche che rivalutano la pittura manieristica e del primo barocco, evidenziandone la valenza classicistica come reazione alla poetica rococò.

 

GALLERIA FOTOGRAFICA:

Polittico di Gaudenzio Ferrari

Polittico di Gaudenzio Ferrari

Facciata

Facciata

Deposizione nel sepolcro e Madonna col Bambino tra i santi Rocco , Giovanni Battista, Ambrogio e Margherita (cappella degli Innocenti, Coll.ta di S. Maria)

Deposizione nel sepolcro e Madonna col Bambino tra i santi Rocco , Giovanni Battista, Ambrogio e Margherita (cappella degli Innocenti, Coll.ta di S. Maria)

BIBLIOGRAFIA:
ARONA NELLA STORIA a cura di Carlo Manni, edizione promossa dal Comune di Arona interlinea edizioni, in collaborazione con il G.A.S.M.A.

Pagina aggiornata il 21/03/2024

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