L’esigenza di un asilo infantile in Arona era molto sentita. Il Cavalier Luigi Bottelli, come erede fiduciario di quarantamila lire delle sorelle Marianna, Maria Antonia e Giuseppa Berrini, avviò il progetto nel 1851. La costruzione fu inaugurata il 31 maggio 1854. Fu uno dei primi asili a essere progettato in relazione alla sua destinazione.
L’asilo privato funzionò fino agli anni settanta del Novecento; divenuto statale, fu costruito il nuovo edificio in via Piave; comunque in esso furono mantenute tre classi fino al 1993. Dopo un lungo periodo di abbandono, il complesso oggi è ritornato all’antico splendore, valorizzato dal radicale restauro condotto con rigore filologico, specie nelle ridipinture degli intonaci. I lavori, appaltati alla ditta “Consorzio Ravennate” di Ravenna in data 16 ottobre 2002, hanno adeguato l’immobile alla nuova destinazione, come centro diurno per diversamente abili.
UBICAZIONE
L’edificio prospetta su corso Liberazione, già “Strada regia del Sempione”, presso la piazza De Filippi.
Si imposta su tre livelli, di cui il primo è seminterrato sulla via principale e costituisce il piano terra verso il giardino interno.
Le fondamenta sono scavate nell’antico fossato della cittadella borromea quattrocentesca. Nei pressi sorgeva la torre che fortificava la medievale Porta Monastero. All’inizio del Novecento quest’ultima si poteva ancora ammirare nella struttura mozza adibita a osteria, caratterizzata dalle aperture a sesto acuto.
LE VICENDE
Come appare anche nella “Promessa della Cessione in uso di un fabbricato” del 1° settembre 1853, Bottelli si era riservato nell’edificio dei locali e la cantina. Al primo piano due ampie sale erano già occupate dalla Scuola femminile.
A partire dal 1880 Giovanni Battista Pisoni Bottelli, e i figli l’architetto Rinaldo e Silvio, rinunciarono parzialmente ai diritti sull’immobile acquisiti per eredità dopo la morte di Luigi. In quell’anno cedettero all’Ente il portico “recentemente” costruito con il loro consenso a levante, in fondo al giardino.
L’anno seguente, dopo la morte di Silvio, in data 20 ottobre Giovanni Battista e Rinaldo lasciarono anche “la nuda proprietà” che competeva loro “sui locali già assegnati in perpetuo godimento all’asilo”, e anche “la piena ed esclusiva proprietà di tutti gli altri locali che dall’Egregio donatore vennero riservati” e quindi consolidarono in capo all’asilo “la piena proprietà di tutto il fabbricato e dell’area annessa, riservandosi l’usufrutto e la servitù sulla cantina di ponente”.
La Direzione deliberò in quell’occasione “di denominare l’Asilo d’Infanzia col predicato Bottelli e di proclamare i signori cedenti membri onorari”. L’anno seguente morì anche Rinaldo.
Le vicende dei Bottelli relative all’Istituzione si conclusero definitivamente il 20 aprile 1893. Con poche e semplici parole, scritte su un biglietto che tuttora si conserva, la vedova di Rinaldo, Maria Magistrini comunicava che, ricorrendo l’anniversario della morte del marito e interpretando il desiderio dei figli Giovanni e Rosa, come loro legale curatrice avrebbe rinunciato definitivamente anche all’uso della cantina.
IL PROGETTO
Costruito tra il 1852 e il 1853 dall’ingegnere Antonio Polli, il fabbricato si qualifica per una struttura a blocco su base quadrilatera (20,80 X 20,90 m).
Essenziale, elegante nelle proporzioni, l’idea progettuale è condotta con un linguaggio archeologizzante, per la facciata scandita orizzontalmente da marcapiano e verticalmente da otto lesene doriche scanalate, poggianti su un alto basamento bugnato. Una trabeazione con fregio a triglifi e una cornice aggettante dentellata conferiscono imponenza all’insieme.
L’idea è in coerenza con il Neoclassicismo di ascendenza francese introdotto in area lombarda da Leopoldo Pollak, e nel contempo è conforme alle teorie “di funzionalismo utilitario” che Jean-Nicolas-Louis Durand (1760-1834) affermò nell’École Polytechnique di Parigi.
L’assetto planimetrico rivela uno sviluppo distributivo ben congegnato in rapporto alla funzionalità e al sito in cui sorge. Gli assi ortogonali dei corridoi (verde) impongono la simmetria ai quattro spazi di risulta (azzurro), dove sono ubicati gli ambienti, il più grande, “la scuola principale”, è condizionato dall’andamento obliquo delle antiche mura quattrocentesche.
Nel seminterrato il consistente spessore delle strutture (80/100 cm) è la soluzione più immediata per dare sicurezza statica alle fondamenta dell’edificio.
Il corridoio, in asse con l’ingresso, immette nella veranda (rosa) a esso ortogonale. Qui le cinque ampie arcate favoriscono la circolazione luminosa nell’interno. Una scala a doppia rampa tuttora dà accesso al primo piano dove la sequenza degli spazi, verso il giardino, ripete quella dei piani sottostanti; verso via Liberazione, si organizza in quattro ambienti, di cui i due centrali conservano le finestre balconate con i balaustrini di pietra di Viggiù.
Il prospetto sud-est si articola in elevato in tre volumi per la presenza della veranda, sovrastata dall’ampia terrazza panoramica, e della scala a due rampe simmetriche, che la mette in relazione con il giardino sottostante.
Lo schema si rifà ai modelli architettonici impiegati nelle nuove ville che in quel momento iniziavano a popolare le rive del lago.
Le vetrate, in origine mobili, furono realizzate nel 1856 a spese del Bottelli che già l’anno precedente aveva pensato all’allestimento della “passeggiata” nel giardino, con ornamenti di piante e fiori.
GLI ARREDI
Essenziale era l’arredo dell’asilo al momento dell’apertura.
L’immagine che ne risulta a fine Ottocento è quella di un edificio con ambienti funzionali e decorosi per accogliere i bambini, nobilitato da spazi, al piano superiore, molto curati negli arredi d’epoca.
IL SALONE-REFERTORIO MERZAGORA
Negli ultimi anni del secolo, si pensò a un nuovo corpo da aggregare che prese il nome di Salone – Refettorio Merzagora.
Il 14 ottobre 1896 la costruzione era a termine. L’aggregazione del Refettorio Merzagora rendeva il complesso dell’asilo funzionale al numero esorbitante di bimbi che in quel momento lo frequentavano.
La copertura del salone in origine doveva essere “in piano”. Fu invece conferita lieve pendenza al tetto al fine di regolare lo scarico delle acque. Il sistema non si dimostrò efficiente: già nel 1911 furono deliberati importanti restauri, eseguiti nel corso dell’anno successivo. Fu approntato un nuovo tetto a due falde.
La facciata all’epoca era impaginata da due cancellate: una a nord che immetteva nel “cortiletto”, che dava accesso alle cantine, nel 1930 occupato dalla scalinata che tuttora esiste; l’altra a sud da cui si snodava la strada che scendeva al cortile retrostante l’edificio, percorso rispondente oggi allo spazio tra l’asilo e il Salone Merzagora.
GALLERIA FOTOGRAFICA
BIBLIOGRAFIA:
Giuseppe e Luigi Bottelli benefattori aronesi (1763 – 1863) STUDI PER UNA MOSTRA a cura del G.A.S.MA.
Pagina aggiornata il 20/03/2024