Chiesa dei Santi Anna e Gioacchino

Cartellonistica realizzata ad opera del G.A.S.M.A (Gruppo archeologico storico mineralogico aronese) e del Lions Clubs International ARONA STRESA LIONS CLUB - approfondimento


La chiesa venne costruita sul luogo dove sorgeva una piccola cappella anch’essa dedicata a S. Anna, protettrice delle partorienti e legata alla sacralità delle acque[1], il cui culto doveva anche nella lacustre Arona risalire ben oltre il ‘700. Ne è prova ad esempio una grossa tela (180 x 124) copia della S. Anna di Leonardo degli inizi del ‘600, recentemente riscoperta nella nostra Canonica, che fu verosimilmente donata dal cardinal Federico[2].

Di recente si è inoltre scoperta la preesistenza nell’angolo anteriore destro dell’attuale edificio di un piccolo oratorio, risalente almeno alla seconda metà del ‘600, che fu demolito con licenza della curia per procedere nel 1720 alla edificazione della nuova ‘fabbrica’. Ne vediamo il tracciato sull’angolo della chiesa in una pianta progettuale conservata in archivio parrocchiale [3]. Questa ‘chiesa vecchia’ misurava circa 13 x 9 braccia milanesi, cioè circa 7 – 8 x 5 m.  In capo ad essa vi era già nel 1667 un legato di 30 messe annue disposto alla sua morte dal sacerdote Stefano Antonio Canziano, aronese, dottore e vice bibliotecario della Biblioteca Ambrosiana dal 1661. Anche di questa ‘gloria patria’ poche righe hanno scritto gli storici locali. Apparteneva alla famiglia aronese dei Canziani, abitante nella stessa contrada (si ricordi la vicina ‘Torre Canziana’ delle mura), che poco dopo, nel 1708, interpretò il sentimento religioso locale istituendo sotto il suo giuspatronato la cappellania di S. Anna e S. Gioachimo (questo era il nome dell’epoca) dotandola di ben 156 messe. Autore fu Carlo Ignazio Canziani. Dunque da quel momento compare nelle carte la dedicazione all’intera famiglia della Vergine: ossia ai Santi Gioacchino ed Anna, anche se per brevità citata quasi sempre col nome di S. Anna.

Il ruolo dei Canziani fu primario, ma la partecipazione dei fedeli non meno importante: vi furono lasciti di case, pezze di terra ed elemosine che resero possibile e gradita alla curia la nuova edificazione, la quale tuttavia procedette per gradi. Il libro dell’amministrazione dell’Oratorio di S. Anna in Arona (1779) (Fig. 2) contiene cronologie e Memorie degli eventi che, integrati dalle altre fonti già edite, ci additano questo percorso:

1712 – 15 – su parte del sito sorgeva una ‘casa stata demolita per la fabbrica della chiesa”,
1720 – viene concesso il placet della curia alla demolizione e ricostruzione di S. Anna;
1721 –  avviene la costruzione e viene officiata la prima messa;
1730 – si fonda la confraternita della Madonna del Carmine con relativo altare ancora oggi esistente;
1760 –  si erige il campanile, che ospita la campana più antica di Arona  (1732) con l’invocazione per la protezione dei raccolti e dei pescatori A fulgure et tempestate libera nos Domine;
1766 –  si completa la sacrestia.

Altri lavori saranno trascurati o ritardati a lungo: per esempio il progetto iniziale disegnato in pianta prevedeva un portico in facciata che pare mai realizzato, così da lasciare il fronte arretrato anziché allineato alla via con una facciata rustica fino al 1841 e con due finestrelle ai lati della porta. Essa fu infine ultimata dal capomastro aronese Carlo Perucchetti su elegante disegno dell’architetto borgomanerese Molli. E’ il prospetto che possiamo vedere oggi svettare tra le case ma quasi risultare compresso in basso. Strana storia quella estetica della chiesa, che nemmeno mostra il suo campaniletto, se non dal lungolago Marconi, mortificato dalle rustiche murature perimetrali! (Fig. 3). In compenso gli interni di S. Anna hanno una loro grazia dovuta soprattutto ai dipinti delicati delle volte opera dell’aronese Giacomo Paracchini (1912), dove campeggia la ‘gloria di S. Anna’ (Fig. 4) e accompagnano le figure di Gioacchino e Maria, ovunque circondate da una profusione di angioletti alati, secondo la prescrizione della committenza dell’epoca. Le immagini furono restaurate pochi decenni fa. Sopra l’altare c’è un apprezzato quadro della Sacra Famiglia dipinto da un altro aronese, Giuseppe De Albertis, che subito dopo averlo esposto a Brera lo donò a S. Anna (1826) (Fig 5). Il De Albertis fu stimato ritrattista e miniaturista in età napoleonica.

Degno di nota è anche il settecentesco pulpito ligneo intarsiato, mentre semplici e quasi spoglie sono le quattro cappelle della Madonna del Carmelo, di S. Antonio, dell’Angelo Custode e di S. Rita. Inoltre da due anni a questa parte, a sinistra dell’ingresso è appesa una tela seicentesca di S. Carlo, frutto di restauro recente.

Infine non bisogna dimenticare che S. Anna nel 1868 nel corso di una delle maggiori esondazioni del lago fu raggiunta dalle acque che arrivarono a sommergerne l’altare, come documenta una delle tante targhe marmoree del centro storico, murata nel presbiterio: “QUI ARRIVO’ IL LAGO –  4 OTTOBRE 1868”.

[1] Silvia Gadina nell’articolo Sant’Anna, la religiosità locale e il lago. Viaggio tra fede e leggenda in il Giornale di Arona, 5 – 7 – 2019 segnala tra l’altro la devozione alla santa testimoniata dall’edicola con statua di S. Anna, Patrona dei Naviganti, con Madonna bambina, eretta sulla ringhiera del lungolago Marconi retrostante alla chiesa (1932).

[2] A. Alganon, Una copia aronese della Sant’Anna di Leonardo in Verbanus 40, 2020, pp. 18 – 31.

[3] C. Manni, Dall’archivio parrocchiale ecco le prove sulle origini dimenticate di Sant’Anna in Il Giornale di Arona, 5 – 2 2021.

 

GALLERIA FOTOGRAFICA:

 

Registro di cassa (fig.2)

Registro di cassa (fig.2)

Il piccolo campanile (fig. 3)

Il piccolo campanile (fig. 3)

Navata e presbiterio (fig.4)

Navata e presbiterio (fig.4)

DE ALBERTIS -. La Sacra famiglia

DE ALBERTIS -. La Sacra famiglia (fig.5)

 

 

Pagina aggiornata il 21/03/2024

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