Villa Ponti si trova nel centro storico di Arona, nella zona alta, in via S.Carlo, non distante dal Lago Maggiore che, dalla torretta della costruzione, può essere ammirato in un ampio panorama. Fu costruita nella seconda metà del 1700 e, all’inizio del secolo scorso, in parte adattata al gusto razionalista.
Nonostante le numerose modifiche subite, la Villa conserva ancora oggi gran pare del suo nucleo originale. Al suo interno si trovano sale di stile eclettico, molto raffinate e conservate con cura, e un grazioso locale bar.
L’edificio si affaccia su un vasto giardino di magnolie e camelie secolari in cui spicca una bella fontana di stile barocco ed è dotato di due cortili interni: in quello maggiore vi è un gruppo statuario di pregevole fattura.
La Villa fu costruita sui bastioni della Rocca di Arona intorno al 1760 da Bartolomeo Pertossi, ricco mercante e sostenitore di Napoleone I° che qui fu ospite. Il Pertossi venne nominato Consigliere di Commercio dal Re di Sardegna e fu, per la città di Arona, munifico benefattore.
La Villa deve, però, il suo nome all’Ingegner prof. Gian Giacomo Ponti, nato in questa casa il 28 dicembre 1878 (ed ivi morto nel 1939), docente al Politecnico di Torino in elettrotecnica, assistente negli USA di Thomas Edison. Egli importò in Italia tecniche di trasmissione dell’energia elettrica e fu promotore di SIP: da questo gruppo, per sua iniziativa, germinò, per il settore telefonico, STIPEL e, nel campo della radiofonia, EIAR, antesignana di RAI; egli acquisì anche il controllo del quotidiano torinese ‘Gazzetta del Popolo’. Al prof. Ponti (ed ai suoi collaboratori ed allievi) si deve l’ammodernamento della rete elettrica e telefonica del Nord Italia.
Le modifiche architettoniche della Villa, all’inizio del 1900 (e sino al 1930), si devono all’iniziativa di Anna Lina Ponti, moglie di Gian Giacomo. L’edificio non fu in alcun modo snaturato ma venne adattato al gusto dell’epoca su progetto dell’Architetto Arrigo Tedesco Rocca (e, per l’aspetto della abitabilità interna, fu aggiornato quanto a dotazioni sanitarie e di riscaldamento).
L’intervento architettonico riguardò la facciata rimodellata nel bugnato e nelle inferriate e balconate, in ferro battuto, forgiate da artigiani di Orta. Sul giardino fu ampliato il terrazzo e aggiunta una scala in travertino con statue in marmo di Carrara; da un piccolo spazio interno venne ricavato il cd. ‘cortile del Silenzio’ (accessibile anche dalla Via S.Carlo). Anche l’arredamento conobbe un riadattamento segnatamente nella stanza da gioco, nel bar, nello studio. Arrigo Tedesco Rocca elevò una Torretta, in stile razionalista, dalla quale è possibile ammirare un vasto panorama sul lago e sulla vecchia Arona.
L’elaborata area verde su cui si affaccia la Villa fu anch’essa modellata mediante l’accorpamento, ai primi del ‘900, di giardini verdi preesistenti (annessi alle antiche costruzioni di Via S. Carlo) con alte magnolie, camelie, olea fragrans, rododendri e azalee, tipici alberi del lago.
Tratto dal sito: https://www.villapontiarona.it/
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Biografia di Gian Giacomo Ponti (1878-1939)
Nato il 28 dicembre 1878 ad Arona (Novara) e laureatosi nel 1903 in ingegneria elettronica presso il Politecnico di Milano, fece le prime esperienze lavorative negli Stati Uniti, nella General Electric Company, dove indossò per qualche tempo la tuta da operaio e fu allievo e assistente del grande scienziato e inventore Thomas Alva Edison.
Tornato in Italia, a partire dal 1908 progettò la costituzione dell’Azienda elettrica municipale di Torino e lavorò per il comune piemontese come dirigente degli uffici tecnici: grazie al suo impegno, Torino fu la prima città in Europa ad avere la rete di illuminazione pubblica alimentata dall’energia elettrica in sostituzione del gas.
Dal 1918, dopo la fine della prima guerra mondiale, Ponti guidò la riorganizzazione della Sip (Società Idroelettrica Piemonte) e divenne l’uomo di punta del potente gruppo elettrico.
Nel 1925 fu presidente della Stipel (Società telefonica interregionale piemontese e lombarda), la concessionaria vincitrice della prima zona, che comprendeva Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e che era la più importante dal punto di vista economico. Nel corso degli anni Venti la Stipel si impegnò sia per l’organizzazione del servizio telefonico, dando un certo rilievo anche alla comunicazione esterna secondo il modello americano, sia per la creazione delle infrastrutture tecniche. Fu Ponti a ideare e mettere la società nelle condizioni di realizzare il grande collegamento telefonico Torino-Milano-Laghi, tramite un cavo sotterraneo che prese il suo nome: il Cavo Ponti. La Stipel assurse negli anni Venti al ruolo di società leader e il gruppo Sip, diretto da Ponti, acquisì anche il controllo delle altre concessionarie del Nord, la Telve e la Timo, attraverso la Siet. La Sip di Ponti operò attivamente anche nel campo della nascente industria radiofonica, con la partecipazione all’Eiar.
Sempre negli anni Venti, Ponti ricoprì numerosi e prestigiosi incarichi extra aziendali tecnici e scientifici, internazionali e italiani. Su proposta delle società elettriche nord-americane e francesi fu il primo presidente dell’Unione internazionale dei produttori di energia elettrica, costituita a Parigi nel 1925 dai più potenti gruppi elettrici mondiali, divenendo in seguito presidente onorario a vita. Fu, tra l’altro, membro del Cicct-Comitè international des comunications télégraphiques et téléphoniques, dell’American institute of electrical engineers e del prestigioso General electric club di Schenectady. In Italia ricoprì anche gli incarichi di presidente dell’Associazione esercenti imprese elettriche e dell’Unione nazionale industrie elettriche.
In seguito alla crisi dei primi anni Trenta, che coinvolse in varia misura le società del gruppo Sip, Gian Giacomo Ponti, che nel 1924 era anche stato eletto deputato al Parlamento, venne emarginato e si ritirò a vita privata nella sua casa di Arona, dove morì il 28 novembre del 1939. Presso l’Archivio Centrale dello Stato è conservata una lettera datata 24 marzo 1937, scritta dalla figlia di Ponti, in cui si descrivono le tristi condizioni del padre chiedendone la “riabilitazione”.
tratta da https://www.movio.beniculturali.it/
Pagina aggiornata il 30/04/2024